Letteratura giapponese

La letteratura giapponese nasce e si sviluppa nel corso di più di mille anni di scrittura, a partire circa dall’VIII secolo.

Al principio era forte l’influenza della Cina per la vicinanza geografica e dell’India attraverso la diffusione del Buddismo in Giappone. Successivamente la letteratura giapponese seguirà una propria strada, nonostante l’influenza della Cina sia rimasta forte fino all’epoca Edo. Dal XIX secolo con l’apertura verso Occidente (commercialmente e culturalmente) sarà soprattutto la letteratura europea ad influire sugli scrittori giapponesi che daranno comunque vita ad una cultura letteraria in costante confronto fra tradizione e innovazione.

L’arrivo della scrittura e i primi testi

Pagina di un libro scritto in kanji giapponesi

Prima dell’avvento dei kanji in Giappone non esisteva un sistema di scrittura autoctono e ricostruire il tipo di lingua parlata all’epoca, o quali storie e canzoni circolassero, è pressoché impossibile. Durante il periodo Kamakura emerse una teoria secondo la quale i caratteri fonetici kana si sarebbero originati da presunti caratteri risalenti ad un’epoca precedente all’arrivo della scrittura ideografica, chiamati Jindai moji. La veridicità storica di questa teoria è stata però smentita dagli studiosi.

La nascita di relazioni diplomatiche e commerciali stabili con la Cina tra il III e il V sec. d.C. permise al Giappone di entrare in contatto con la cultura cinese, della quale riconoscendo la superiorità, iniziò a far propri molti elementi, compreso il sistema di scrittura. Inizialmente la Corea funse da tramite, sia perché geograficamente vicina a entrambi i Paesi, sia perché aveva già avviato il processo di sinizzazione della propria lingua, per molti aspetti simile a quella nipponica. In seguito il Giappone però abbandonò la mediazione coreana e iniziò a rivolgersi direttamente alla fonte.

Secondo quanto scritto nel Nihongi, fu uno studioso coreano di nome Wani  a portare in Giappone la conoscenza degli ideogrammi, che inizialmente vennero usati solo come ornamenti e decorazioni di spade e specchi. I primi reperti in cui i kanji vennero utilizzati invece come mezzo di scrittura vero e proprio sono le iscrizioni in pietra e metallo, dette Kinsekibun, molto brevi. Uno dei kinsekibun più rilevanti è l’iscrizione su una spada di ferro del VI sec. rinvenuta nel 1968 presso la tomba (kofun) di Inariyama, nella prefettura di Saitama, composta da 115 caratteri. Un’altra iscrizione è quella presente sulla spada trovata nel 1873 nella tomba di Eta Funayama, prefettura di Kumamoto, composta da 75 caratteri, molti dei quali però ormai illeggibili.

Durante il VII sec. apparvero i primi testi su listelli di legno chiamati Mokkan: si trattava di comunicazioni brevi, registrazioni o indicazioni di tasse.

Solo a partire dal periodo Nara si può cominciare a parlare di letteratura vera e propria.

Letteratura moderna

Il boom economico degli anni settanta sembra segnare la fine della letteratura del dopoguerra e l’inizio di quella che è stata definita la letteratura consumistica e commerciale poiché espressione di valori materiali e non spirituali. Così nei primi anni ottanta la letteratura diviene ancor più un prodotto preconfezionato e massificato di una società dei consumi fatta di codici diversi, dal letterario al filmico e fotografico.

Nel 1987 con il successo di Tokyo blues di Haruki Murakami e Kitchen di Banana Yoshimoto giunge a maturazione un processo già iniziato nel decennio precedente e nasce una letteratura di massa facilmente fruibile e legata alle mode giovanili del momento. Lo scrittore diventa personaggio pubblico e gestisce la propria immagine secondo le strategie di mercato; il pubblico è perlopiù giovanile e appartenente alla cultura metropolitana e underground. È in questa atmosfera di cambiamento e globalizzazione che la letteratura s’intreccia alle altre discipline artistiche (fumetto, cinema, televisione e musica). Banana Yoshimoto riproporrà nei suoi romanzi tematiche e valori tipici dello shōjo manga, mentre quelli di Haruki Murakami contengono un esplicito rimando alla musica jazz e alla cultura americana.

Manga

Il manga è una parte molto importante della cultura giapponese, con un successo tale da rappresentare il 40% del mercato editoriale ed essere inserito all’interno dei programmi scolastici. Nato in epoca Meiji, venne usato il termine per indicare una narrazione illustratagia nel XVIII secolo in alcune pubblicazioni, come il libro d’illustrazioni Shiji no yukikai di Santō Kyōden, e il Manga hyakujo di Aikawa Minwa, entrambi del 1798. A differenza di come si crede, soltanto nel 1895 comparve una variante Occidentale per la prima volta sul New York World del 7 luglio i modelli europei e americani pubblicati sui quotidiani erano ridotti a poche figure con scritte, molto riduttivo rispetto a quello orientale che sarebbe diventato il manga. Diffuso ampiamente nelle successive epoche, il fumetto giapponese o meglio Manga, trova il suo culmine nel dopoguerra grazie ad autori come Tezuka Osamu e Shirato Sanpei che lo sviluppano sul piano formale (integrazione testo e disegni) e su quello narrativo (intrecci più complessi e maggior analisi psicologica). Dopo un’iniziale forte dipendenza dalla letteratura per l’infanzia il manga trova una propria autonomia dagli altri mezzi di comunicazione (cinema e letteratura).

Una libreria ricca di manga tra cui titoli famosi come Dragon Ball, Naruto e One Piece

Tra gli anni ‘50 e ‘60, un gruppo di autori ai margini dell’industria del fumetto giapponese si ribella alle convenzioni e crea un nuovo modo di raccontare storie. Si trattava dei pionieri del gekiga, una corrente underground del fumetto giapponese che racchiude in sé lavori di generi e stili molto diversi tra loro: dai drammi storici sulle vicende di samurai e ninja del genere jidaigeki, ai lavori di stampo noir, fino a forme di narrazione vicine al neo-realismo. Il termine gekiga, che significa letteralmente ‘immagini drammatiche’ in opposizione a manga, che significa invece ‘immagini divertenti’, venne coniato da Yoshihiro Tatsumi nel 1957. La parola racchiude una forte rivendicazione, quasi a voler recuperare al medium del fumetto (che nel dopoguerra viveva, in Giappone come in America, il suo primo vero periodo d’oro) una dignità artistica, una capacità di raccontare storie mature e importanti e non solo di intrattenimento. Oltre al già citato Yoshihiro Tatsumi, tra gli esponenti del gekiga figurano: Yoshiharu TsugeKazuo UmezuKazuo Kamimura e Shin’ichi Abe.